Untitled., DracoxHarry

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aryettadimare
view post Posted on 20/8/2010, 23:37




Ciao, sonoa arrivata, qui, lo ammetto, in cerca di un rifugio.
Avevo bisogno di postarla e di sentire pareri di Slasher.
Quindi sono qui.
Prima di iniziare mettete Untitled dei Simple Plan.
Magari leggetevi la traduzione prima.
Buona lettura a tutte ^^



“How could this happen to me
I made my mistakes
I’ve got no where to run
The night goes on
As I’m fading away
I’m sick of this life
I just wanna scream
How could this happen to me

Everybody’s screaming
I try to make a sound but no one hears me
I’m slipping off the edge
I’m hanging by a thread
I wanna start this over again

So I try to hold onto a time when nothing mattered
And I can’t explain what happened
And I can’t erase the things that I’ve done
No I can’t “
[Untitled – Simple Plan]



Untitled.

Come un libro senza titolo, che nessuno raccoglie, rimango fermo sulla strada.
Il mondo scompare.
Le luci delle ambulanze, i volti intorno a me.
Vedo solo lui.
Il suo volto dalla pelle rosata che ho sempre associato ad un bambino nonostante la corta ed ispida barba che la punteggia delicatamente.
I capelli neri in riccioli leggeri sulla fronte.
Se gli occhi fossero aperti, rivelerebbero quell'intenso verde che amo tanto.
Sembra addormentato, come tante volte l'ho osservato disteso accanto a lui.
Quelle tante volte dopo un po' di amore che si addormentava e rimanevo sveglio a fissarlo con un sorriso.
Ora non riesco a sorridere.
Le lacrime scendono copiose.
Nessuno si avvicina, nessuno prova a consolarmi.
Vedo il sottile rivolo di sangue che scende dalle labbra socchiuse.
Labbra attraverso le quali non passa più il respiro.
Labbra che mi sorridevano fino a un secondo prima dell'impatto.
Labbra rosee, morbide.
Labbra che ormai il pallore della morte sta facendo diventare blu.
Morte.
Lo so, lo vedo.
Vorrei urlare ai medici di smetterla.
Di posare il defibrillatore e lasciarlo in pace.
Provo ad urlare, ma la mia voce roca e rotta di pianto si perde fra le grida dei medici, della gente intorno, fra il rumore assordante che riempie quel pezzo di autostrada.
Allora urlo in me, nella mia testa, dove nessuno può sentirmi.
In un poso dove forse solo lui, da lassù, può sentirmi.
Oh, sono sicuro che sia in Paradiso, se un Paradiso esiste.
Un'anima come lui deve essere lì.
Lui era un angelo in vita, lo sarà anche nella morte.
So che piange, me lo sento.
So che soffre a vedermi così.
Ma non posso farne a meno.
Urlo, piango, immobile sull'asfalto umido.
Nessuno mi sente, nessuno mi vede.
Nessuno prova pietà per me.
No, tutti sono chiusi nel proprio dolore
Voglio qualcuno da picchiare, qualcuno a cui dare la colpa.
La mia coscienza brucia.
Mi fissa, ghignando maligna.
Picchiati allora, la colpa è solo tua suggerisce con voce suadente.
Oh, lo farei!
Se ne avessi la forza lo farei.
Se ne avessi la forza mi alzerei e mi butterei dritto dal ripido pendio oltre l'orlo della strada.
Un altro colpo di defibrillatore sul corpo ormai svuotato del mio ragazzo.
Del mio primo, unico e vero amore.
Quel colpo sul suo vecchio corpo, quel colpo su di me.
Mi alzo, come un sonnambulo, mi dirigo verso il bordo della strada.
Nessuno mi ferma.
Vorrei urlare ancora, ma impiego tutta la mia concentrazione per non cadere di nuovo a terra.
Appoggio le mani al freddo parapetto di metallo e cado.
In ginocchio sull'asfalto piango.
Vorrei buttarmi, cadere dall'altra parte, volare da lui.
Vorrei morire a raggiungerlo.
Ma no, non me lo merito.
Devo rimanere qui a soffrire!
Devo pagare per i miei peccati prima di poter essere degno di riabbracciarlo di nuovo.
Urlo, grido, afferro convulsamente la camicia ormai fradicia di pioggia e lacrime.
Le mie mani graffiano il nulla, furiosamente.
Vorrei squarciarmi il petto, vorrei frustare la mia carne pallida.
Vorrei pagare per quello che gli ho fatto.
Vorrei che quei cazzo di biglietti non fossero mai arrivati.
I biglietti per quel concerto a cui lui non voleva andare.
Quei biglietti che lo hanno portato alla morte.
Io l'ho costretto a venire.
Io, bevendo, l'ho costretto a guidare al ritorno verso casa.
Io non ho fatto niente per impedire che quella macchina argentata ci venisse contro.
Io non ho fatto niente per avvertirlo del pericolo.
Ma come potevi sussurra la stessa coscienza, addolcita.
Non lo so!
Grido verso il cielo.
Cado sulla strada.
L'asfalto ruvido mi graffia la schiena.
Bene, soffri assassino!
Provo un odio bruciante.
Verso tutto.
Verso me, verso l'alcool, verso quell'uomo che guidava anche se ubriaco, verso la strada scivolosa, verso la pioggia che ha reso tutto più difficile, verso la vita, che ancora batte in me, e che ha lasciato lui.
La vita che vorrei togliermi, ma che mi tengo stretta.
La vita che mi fa sentire il dolore.
Mi crogiolo nel dolore, nei miei sensi di colpa.
Stringo gli occhi, le lacrime che non hanno mai cessato di scendere si confondono con la pioggia che si fa più fitta.
Affogami, se hai un po' di pietà, affogami.
Imploro a qualcuno in cui stranamente, ora credo più che mai.
Ci credo, ma non credo a quelle cazzate sul fatto che sia buono e che perdoni tutto.
No, questo qualcuno la fa pagare cara, quando meno te lo aspetti, e ti fa soffrire come un cane.
Lo so, perché non c'è altra spiegazione.
Questa è una punizione, per me.
Per gli errori che ho commesso nella mia vita, per cui non mai chiesto scusa.
Per averlo ignorato, per aver peccato, per aver amato.
Per aver dato la mia anima al mio Dio in terra.
A l'unica persona che ho mai venerato.
Questa è la punizione.
Portarmelo via.
Portarmi via la mia anima, il mio amore, tutto ciò che avevo e che amavo.
E lasciarmi solo a dilaniare quel che resta di me, della mia mente, della mia anima a metà.
No, metà è troppo, la mia anima ormai è solo un piccolo frammento consunto adagiato nel posto più remoto della mia mente.
Lontano da cuore.
Il cuore batte, forte, irregolare.
Il mio cuore batte!
Ed il suo non più!
Ed è colpa mia!
Solo mia!
Fanculo vita, fanculo a tutto.
Io voglio essere come lui, con lui.
Voglio strapparmi questo cuore e gettarlo lontano.
Voglio darglielo, perché gli è sempre appartenuto.
E non è giusto che adesso sia così lontano da lui.
Qualcuno urla il mio nome.
No, non vengo.
Non tornerò mai più laggiù.
Io voglio andare da lui.
Basterebbe un po' di sforzo per alzarmi e poi potrei lasciarmi cadere dall'altra parte.
Ti amo, Harry.
Ti amo.
Quanto suonano ipocrite queste parole nella mia mente.
Io ti amo. L'ho sempre fatto.
Lo faccio anche adesso, dilaniato dal dolore.
Ti amo, come giurai quel giorno, anche dopo la morte.
Non avrei mai immaginato di sopravviverti.
Non lo posso immaginare.
Una vita senza di te, non è degna di essere vissuta.
Questo essere ipocrita, peccaminoso, innamorato, che piange sulla strada che ti ha tolto la vita, che si crogiola nel suo dolore bruciante, io, non voglio più vivere.
Non sopravviverò un solo istante di più su una terra che non è abitata da te.
Mi volto verso la piccola folla vicino alle ambulanze.
Ti mando un bacio con la mano, come tutte le volte prima che tu partissi per una missione.
Sto per raggiungerti, amore.
Qualche passo indietro.
Credevo di avere più spazio!
O forse solo più tempo?
Il mio corpo cade, rotola fra sassi, rami e fango.
La mia anima vola, fuori da me, verso di te.
Qualcuno urla, tanti corrono sul parapetto per vedermi cadere.
Vedo il tuo volto che mi sorride triste e comprensivo fra le nuvole nere.
«Ti amo!» grida il mio corpo giungendo alla fine della scarpata.
L'acqua del mare bagna le sue ferite, impregna suoi abiti di sale, lo trascina a fondo.
La mia anima, io, sono lontano, in alto, volo leggero frai fulmini e la pioggia, e torno da te.
Ti amo.
Un ultimo sguardo in basso.
Tutti piangono, i medici imprecano, il tuo corpo fragile e vuoto sembra sorridere.
Lentamente il mio corpo va a fondo, e muore.



Spero vi sia piaciuta.
Me lo lasicate un commentino?
Grazie dell'attenzione ^^
 
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