Capitolo 2
Dialoghi, silenzi e crêpes al cioccolato
Harry Potter, figlio del fu James Potter e suo legittimo erede, pari a lui in tutto e per tutto, si sedette sul divanetto ed accavallò le gambe.
In quel momento aveva deciso di seguire la tradizione di famiglia: sottomettere il proprio acerrimo nemico.
Draco Malfoy, figlio del vivente Lucius Malfoy e suo legittimo erede, forse non pari a lui in tutto e per tutto, osò alzare gli occhi dal libro furtivamente, tenendo il segno di dove era arrivato con l’unghia ben curata.
In quel momento aveva deciso che sarebbe stato alla larga dallo Sfregiato, in quanto più restio del suo precursore Severus Piton nel farsi sottomettere; almeno questo sarebbe stato il motivo, qualora gli fosse reso noto delle avventure di Severus e James. Il suo pensiero principale era che quel sorriso l’aveva visto un attimo prima che lui gli scagliasse contro un Levicorpus per sbeffeggiarlo, circa un anno prima.
Se avesse saputo cosa aveva in mente Potter, avrebbe mandato mentali maledizioni al professor Piton per non aver proliferato, colpevole di averlo trascinato come suo successore in questa funesta tradizione.
Potter allargò il suo ghigno, estremamente felice di aver trovato un passatempo, dato che le conquiste facili l’avevano annoiato già da tempo. Sedurre Malfoy, pensò, sedurre il mio rivale, costringerlo a fare quello che voglio io, cielo, che idea interessante!
- Cos’è quel sorrisino idiota, Sfregiato?- lo apostrofò la deliziosa persona che aveva davanti, avvicinando la mano alla bacchetta in caso di un improvviso incantesimo non verbale.
Potter portò un gomito sopra lo schienale della poltrona, con atteggiamento rilassato.
- Via la bacchetta, Malferret… non vorrai farti la bua?! Non si possono fare quattro chiacchiere?- sospirò pigramente.
- Le conosco, le tue “quattro chiacchiere”, spero che stavolta non c’entrino nulla con i miei pantaloni…- sbottò sulla difensiva il biondino.
Harry si tocco il labbro inferiore con la punta dell’indice, senza abbandonare il sorriso che si fece appagato, al ricordo di quando aveva voluto imitare i gesti del padre verso Mocciosus, che aveva visto nel Pensatoio nell’ufficio di quest’ultimo.
- Ma guarda chi c’è, Malferret…- mugugnò Weasley.
- Sta’ zitto, Lenticchia, torna sugli alberi.- ribatté.
- Mh, Malfoy, siamo di cattivo umore, oggi?- osservò pacatamente un Harry Potter di un anno più giovane.
- Oh, c’è San Potter, sei venuto a fare i miracoli?- domandò questi acidamente.
- Non miracoli, Malfoy, ma quasi… questa è solo magia. Ti va di parlarne?
*Levicorpus*
- Maledizione, Potter, che ti viene in mente, razza di stupido! Mettimi giù immediatamente!
Il moro ridacchiò, contento di aver trovato una cavia.
*Expelliarmus*
Draco gemette di frustrazione: da quando in qua era diventato così bravo negli incantesimi non verbali?
Prese a insultarlo pesantemente con tutti gli epiteti offensivi di cui era a conoscenza..
- Uh, Malferret, che mossa poco saggia… non sei nella posizione di parlare così, ti si sporcherà la bocca…
*Gratta e netta!*
La bocca gli si riempì di schiuma, prese a sputare e a tossire come un ossesso. Sentì Hermione protestare per il trattamento riservatogli. L’idea di essere compatito da una Mezzosangue lo ripugnava; non poteva parlare per via della schiuma, ma le occhiate che lanciava al suo indirizzo facevano intendere che avesse in mente, infatti la ragazza tornò sul suo libro chiudendo un occhio sulla condotta dell’amico, che si eccitò ancora di più quando vide nel suo atteggiamento Remus Lupin..
Un’orda di Grifondoro e qualcuno delle altre Case si riunì in cerchio ad assistere alla scena di Malfoy appeso per la caviglia, mentre quest’ultimo praticamente moriva d’imbarazzo, specie quando si sentì sfilare i pantaloni.
Certo, sarebbe stato peggio se avesse avuto delle ginocchia ossute, un didietro flaccido e cosce grigiastre, ma Draco non era nella mente di Harry, quindi fu umiliante lo stesso.
Da quel giorno, Malfoy non lo chiamò più “San Potter”. Non gli pareva il caso.
A volte si chiedeva perché mai non fosse un Serpeverde, senza sapere quanto c’era andato vicino.
Tuttavia gli dispiaceva di esser stato così crudele con lui.
Certo non poteva godere della sua fiducia, come dargli torto? Nemmeno in quel momento le sue intenzioni si potevano definire onorevoli.
- Ma no, certo che no, come potrei…?- iniziò l’ex San Potter.
- Come potresti? L’hai già fatto!
- Io non farei mai la stessa cosa due volte! Partirei da qualcosa di origina…- si morsicò la lingua: Draco adesso era proprio furibondo.
- Beh, grazie tante, almeno sono avvisato!- si lagnò, senza nemmeno pensare di provare a batterlo. Non ci sarebbe mai riuscito, lui era molto più veloce, senza contare che Tiger e Goyle erano stati espulsi l’anno precedente. Erano lontani i tempi in cui poteva insultarlo senza temere una rivalsa e dove lo batteva in astuzia.
Potter non era più Santo da almeno due anni, quando si era stancato di fare il bravo bambino e aveva frequentato ossessivamente il padrino, tanto da diventare tale quale a lui.
Harry stette un minuto in silenzio, cercando le parole.
- insomma, non sei stanco di prenderle tutte le volte?- chiese, tentando di sembrare ragionevole.
Malfoy non rispose, lievemente in imbarazzo.
- Sarebbe bello se smettessimo di litigare…- continuò il moro, esitante.
Draco alzò di scatto il viso dal libro.
- Mi stai proponendo una tregua, Potter? Non ti facevo così pappamolle, sei proprio un Grifondoro.
- Tu invece sembri un Tassorosso, perché credevo che i Serpeverde avessero in mente solo il salvarsi la pelle, tu invece mi stai spingendo a farti male… mi deludi.- commentò in risposta l’altro.
Malfoy la prese male.
Aveva perfettamente ragione, un detto che vigeva nella sua Casa era: se non puoi battere il nemico, unisciti a lui. Tuttavia come poteva non provare rancore dopo tutto quello che gli aveva fatto?
Stava contraddicendo la sua natura, se ne vergognava profondamente, ma non riusciva a vedersi amico di Potter, di Lenticchia e di Mezzosangue, gli si rivoltava lo stomaco.
- Non prendermi in giro, Sfregiato!- quasi urlò, alzandosi in piedi – ti credi tanto furbo? Credi davvero che potrei fare amicizia con quegli sfigati dei tuoi amici?
Il moro lo fissò stupito.
- E io?
Draco non capì a cosa si riferisse.
- Io non sono sfigato?
Il primo pensiero del biondino fu:
certo che non lo sei, Potter, ma ti sei visto?
Non proferì parola, ma gli puntò la bacchetta contro con astio, deciso a vendicarsi.
Non si accorse che l’altro era già più avanti di lui, aspettandosi quel gesto.
*Expelliarmus*
La bacchetta di Malfoy volò sopra la gabbia della civetta, fuori dalla sua portata.
Harry lo spinse contro il divanetto, immobilizzandolo parzialmente, solo per le gambe e le braccia.
*Petrificus Totalus*
Quindi gli portò le braccia, ora rigide, sopra la testa, prendendogli il mento con una mano e dirigendolo verso il suo viso.
- Chi semina vento raccoglie tempesta, Malferret.- sussurrò.
Questi stava per sputargli contro, cosa che lo avrebbe portato certo ad un incantesimo di pulizia, ma il moro lo liberò e si sedette precipitosamente, sentendo la porta aprirsi.
Non fu deluso: non aveva intenzione di rendere palesi i suoi veri obbiettivi, si sarebbe fermato lì comunque.
In quel momento entrò una ragazza che non aveva mai visto: era piuttosto alta, insomma, nella media.
I suoi capelli erano neri quanto i suoi occhi, la carnagione chiarissima.
Il volto era ovale, provvisto di naso lievemente all’insù e labbra rosse che risaltavano.
Facendo una breve classifica, Harry la giudicò più carina di Hermione, quasi bella quanto Ginny.
Camminò altera fino ai sedili, dove prese posto, stringendo il proprio gatto. Fece un breve sorriso di circostanza, salutandoli cortesemente.
- Perdonate l’intrusione, ma…
- … non c’erano altri posti liberi.- completò Malfoy, scocciato.
- Esatto. Voi siete del mio anno?
- Siamo del settimo.
- Bene, anche io. Piacere, il mio nome è Halley McRian. Mi sono appena trasferita qui dal Galles, dove studiavo da privata. Voi…?
- Harry Potter- si presentò il moro.
- Draco Malfoy- mormorò svogliato l’altro.
Halley non si preoccupò delle reazioni poco ospitali di Draco, anzi prese ad accarezzare il gatto con aria indifferente.
- Quali corsi hai scelto?- domandò Potter, incuriosito. Dopotutto, era un Grifondoro, perciò una persona socievole.
- Tutti quelli che richiedono una bacchetta e Pozioni. Andavo troppo male in tutte quelle materie dove non si usa la magia per studiare, come Aritmanzia, Antiche Rune, Storia della Magia. Il mio professore me le aveva sconsigliate, perciò gli ho dato retta!- fece allegra.
- Come mai arrivi solo ora?- chiese ancora.
- Beh, la mia famiglia si era trasferita ad hanno reputato stupido non farmi andare in una scuola di magia, ora che potevo.
Seguì un lungo silenzio, dove Draco seguitava a leggere guardando di nascosto Potter, dove Potter si divertiva a metterlo in imbarazzo facendogli notare che lo vedeva, dove Halley giocava con Cagliostro, con aria assente.
Passò il carrello con le vivande, da cui Harry prese dei dolcetti che offrì a Draco, il quale rifiutò sdegnosamente.
La ragazza, da parte sua, era contrariata dal fatto che mancassero le crêpes, perciò sventolò la bacchetta e le evocò dal nulla.
- Potete servirvi – informò ai due, afferrandone una al cioccolato.
I due ragazzi, dopo aver esitato, ne presero una.
Ormai il sole era tramontato, presto sarebbero arrivati ad Hogwarts; si misero i vestiti da mago, ognuno perso nei propri pensieri.
Ah! Non vedo l’ora di metterti nel sacco, Malfoy!Ci saranno le crêpes domani a colazione ?Salazar, abbi pietà di me, non lasciarmi alla mercè di Potter!